mercoledì 17 settembre 2014

Torta paesana (o paciarella)

Buongiorno a tutte amiche e mamme in padella!
Oggi mi trovo a Cassano d’Adda, zona di confine tra le provincie di Bergamo, Cremona e Milano, ospite della mia amica e mamma in padella Graziella.
Io e il mio ricettario siamo molto felici di trovarci qui, e il motivo è presto detto: Graziella non è solo un’ottima cuoca…Ma anche una golosona che si diletta a preparare dolci di ogni sorta!
Prima di venire a trovarla mi aveva già parlato di una torta che suole preparare per amici e parenti, che ovviamente, appena messo piede qui, è stata subito da me eletta come dolce lombardo perfetto per il mio ricco e pazzo ricettario, colmo di specialità regionali del nostro stivale.
Quella di cui sto parlando è la torta paesana, dolce tanto tipico quanto variegato, infatti ogni paese suole chiamarlo in modo diverso, ed anche le sue possibili preparazioni sono molto differenti tra loro, anche se di paesi vicini.
Ovviamente Graziella non vedeva l’ora di aiutarmi, ma prima di farmi cimentare con tale deliziosa ghiottoneria, mi ha raccontato l’antica storia che si lega a questa ricetta. Mi ha fatto accomodare e mi ha detto (testuali parole): «Il bello del nostro paese è proprio la tradizione che ci portiamo dentro e che rinnoviamo di generazione in generazione. La cucina è amore. È passione. È Famiglia. Per questo ci distinguiamo nel mondo. Ogni piatto ha una sua storia, ed ogni storia va conosciuta. Perché solo così facendo ogni gesto compiuto, anche il più semplice, avrà un valore. E ti assicuro, amica mia, che alla fine, quando tutto sarà pronto per essere servito in tavola, i sapori e gli odori di quella pietanza avranno un tocco magico. Speciale. Unico.». Come darle torto? È per questo motivo che, come prima cosa, voglio raccontarvi la storia della “torta paesana” (da queste parti detta “paciarella”); così come l’ha raccontata Graziella a me.
Ebbene amiche care, le origini della paciarella hanno radici profonde e lontane, che affondano nella notte dei tempi, quando la storia diventa leggenda…
“C’era una volta, tanto tempo fa, un uomo che si procacciava il cibo cacciando animali e poi nutrendosi della loro carne cruda. A causa di ciò, soffriva di verme solitario e non riusciva a ingrassare di un solo etto. Un giorno, un fulmine colpì proprio la casetta sull’albero che aveva costruito per suo figlio e, da quel giorno, imparò a controllare il fuoco e, da lì, cominciò a cuocere la carne prima di mangiarla. E finalmente cominciò a prender peso. Una bella e salutare pancetta era ormai spuntata dal suo ventre prima così scheletrico. Anche la tenia era scomparsa. E il mondo divenne un po’ migliore.
Era sempre a spasso per la foresta, ma un giorno inciampò in un ramo d’albero e cadendo si sbucciò il ginocchio. Pianse molto e a lungo, fino a non aver più lacrime da versare tanto che, quando queste finirono, si rimboccò le maniche e inventò una ruota. E il mondo divenne un po’ migliore.
Ma con una ruota sola, si sa, non si va da nessuna parte. Così decise di appenderla ad un ramo ed il figlio entusiasta non faceva che girarla, di continuo, girava e girava, tutto il giorno, tutti i giorni. Ma a furia di farla girare anche il padre cominciò ad essere irrequieto e infastidito da tutto ciò e, in poco tempo, a girare di continuo non fu più solo la ruota! Non salutava più i vicini, rispondeva male a sua moglie e sgridava di continuo il figlio. Così un bel giorno, sua moglie, nel tentativo di distrarlo e calmarlo, si mise in cucina e preparò una torta con quel poco che aveva in casa a sua disposizione, e cioè pane vecchio bagnato nel latte, a cui poi aggiunse, per dare un po’ di sapore in più, del cacao, un po’ di uvetta e di pinoli e per finire degli amaretti dolci. Dopo aver addentato un paio di fette il marito si calmò, ma durò poco, perché quella ruota continuava a girare, e girava e girava. Così per placare quell’animo ormai burbero e irrequieto, la moglie si rimise in cucina e preparò tanta di quella torta che ne avanzò un’immensa quantità, tanto da esser regalata a tutti gli abitanti del paese. Quella torta piacque tantissimo e tutti cominciarono a preparala a loro volta, e a sorridere, e a essere felici. Venne chiamata Torta Paesana…E il mondo divenne un po’ migliore.”.
Che ne dite amiche? Non è una simpatica leggenda popolare? Io l’ho trovata così affascinante che mi è subito venuta voglia di prepararla anch’io! E così ho fatto. Ora però tocca a voi quindi andiamo subito a vedere che ingredienti vi serviranno per questa goloseria.


Ingredienti (per una torta del diametro di circa 35 cm)
due litri di latte
400 gr. pane al latte
300 gr. amaretti dolci
200 gr. pane all'anice
100 gr. cacao amaro
150 gr. zucchero a velo
200 gr. uvetta
100 gr. cedro candito
40 gr.  pinoli
100 gr. zucchero vanigliato (per copertura)
un pizzico di sale.

N.b. Possono essere utilizzati anche i biscotti secchi e il cioccolato, a seconda dei vostri gusti, anche se la ricetta originale non li prevede (ogni variante è concessa e gradita, purché poi me la suggeriate!).


Ricetta: le fasi
Versate il latte in un contenitore capiente e in esso fate ammorbidire il pane all’anice, il pane al latte e gli amaretti dolci. Lasciate gli ingredienti così a mollo per un po’, finché il composto non sia morbido e lavorabile. A questo punto frullate il tutto e poi aggiungete il cacao, lo zucchero, l’uvetta, il cedro candito e i pinoli, ma non frullate più nulla, mi raccomando!
Prendete una teglia di circa 35 cm di diametro, imburratela, versate il composto e infornate a una temperatura molto bassa (circa 130/150 gradi al massimo) per un bel po’ di tempo.
Graziella mi spiegava che il tempo di cottura non è univoco, bensì dipenda dall’altezza che assumerà la torta. Per regolarvi, a intervalli, inserite uno stecchino di legno (quelli lunghi) per verificare che l’interno della torta sia cotto e non umido (appena questo uscirà pulito dopo averlo inserito, la torta sarà cotta pure dentro); ma state attenti a non farla cuocere troppo, altrimenti diventerà dura.
Infine, servite a tavola e gustatela con amici e parenti, questa torta è adatta a tutti, grandi e piccini!
Io ho dato un mio personalissimo tocco a questa ricetta, usando la Barretta di Cioccolato Fondente Golosi di Salute Luca Montersino, anziché il cacao amaro in polvere, perché oltre a preferire la cremosità del cacao sciolto durante la lavorazione di un impasto, poi posso intingere le dita nel fondo del pentolino (lo so, sono impaziente e un’inguaribile golosona, ma che posso farci?!).

Sono sicura che la semplicità di questa ricetta unita al suo intenso sapore e alla sua storia vi lascerà senza fiato. E per questo voglio ancora ringraziare Graziella che mi ha permesso di arricchire il mio ricettario con un altro, stupendo piatto tradizionale del nostro incantevole stivale.
Prima di salutarvi voglio darvi un ultimo, importantissimo, consiglio: non dimenticate mai di aggiungere a tutte le ricette, sia quelle già preparate sia quelle future, un ingrediente unico nel suo genere: l’amore! Solo così facendo il risultato sarà sempre assicurato.
Detto ciò, vi auguro una buona giornata amiche e amici.
A presto, la vostra affezionatissima mamma Italia.


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