venerdì 29 agosto 2014

L'aperitivo di Mamma Italia @ Sardegna

Ciao amiche, amici e mamme in padella!
Purtroppo la mia vacanza in Sardegna sta per terminare, nonostante ci siano ancora mille posti che vorrei visitare e tante altre golosità tradizionali da gustare.
Sin dall’antichità le bellezze naturalistiche e non di questa incantevole isola sono state esaltate e decantate, in lungo e in largo, e ora che son qui ne capisco il perché: è una terra ricca, a cui non manca nulla. Il suo paesaggio alterna monti a foreste, lagune, torrenti che danno vita a gole e cascate, lunghe spiagge sabbiose e scogliere a strapiombo. Inoltre la sua posizione strategica, al centro del Mediterraneo, ne ha da sempre favorito i rapporti commerciali e culturali, permettendole così di arricchirsi oltre misura. 

Mamma Cecilia mi ha fatto visitare luoghi senza tempo, che non posso non suggerirvi qualora decideste di calcare piede in questa isola d’incanto.
Ad esempio Cala Mariolu con il suo bel lido composto da piccolissimi sassolini bianchi; il villaggio di Tiscali, sito archeologico di epoca nuragica, costruito interamente lungo le pareti della dolina, molto particolare perché non è visibile finché non si raggiunge l’interno della cavità tramite un’apertura nella parete rocciosa; le suggestive città di Alghero e Bosa (mi hanno davvero incantata); e ancora, le spiagge di Chia famose per l’acqua cristallina e l’ancora più famosa Costa Smeralda, ad oggi sinonimo di mondanità, infatti Cecilia mi spiegava che di sardi se ne vedon pochi perché è più il turismo quello che popola queste zone, ma non per questo meno affascinanti poiché ricche di insenature, piccole spiagge e isole tra cui l’Arcipelago della Maddalena, patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, le cui acque limpide custodiscono calette di incomparabile bellezza, dalla natura ancora incontaminata, raggiungibili solo via mare, ma non preoccupatevi amiche, perché ciò sarà possibile grazie alle numerose escursioni organizzate ogni giorno: a tal proposito io e Cecilia abbiamo passato una stupenda giornata in barca e fatto amicizia con persone squisite e divertenti! Vi consiglio inoltre di non perdervi le Grotte di Nettuno, raggiungibili via traghetto o tramite una scalinata di ben 600 gradini dai quali potrete godere di una vista mozzafiato; ed infine la gola di Su Gorroppu che è il canyon più profondo dell’isola, situato nella zona dell’Ogliastra, la cui natura selvaggia racchiude un posto magico, infatti si narra che tra queste terre centenarie vi sia una porzione di terra magica e chi ha la fortuna di calpestarne il suolo godrà di lunga vita. Ovviamente quale sia questa porzione di terra magica è mistero ma…Perché non tentare la sorte?! Io una bella passeggiata me la son fatta!
Insomma, potrei elencarvi per ore perché sono già perdutamente innamorata di questa terra, ma penso che abbiate già compreso quanto sia bella e varia.
Non a caso anche la sua cucina è altrettanto varia, basata su ingredienti che si contraddistinguono per la semplicità e l’originalità, appartenenti sia alla tradizione pastorale e contadina che a quella marinara. Inoltre tale terra vanta anche una lunga tradizione di coltura della vite, iniziata durante l’età nuragica e poi continuata durante quella romana e le successive occupazioni straniere.
Ebbene mie care amiche…In questo momento sto gustando i colori e i sapori della Sardegna nel miglior modo possibile: dalla terrazza di casa di Cecilia, con un meraviglioso tramonto di fronte a noi ed un calice di ottimo vino per suggellare ed imprimere tale momento nella memoria.
Nello specifico sto deliziando il mio palato con un CarignanoLianti Isola dei Nauraghi di Capichera, ottimo anche per accompagnare i nostri amati Culurgiones con cui sono sicura vi siete già leccati i baffi tutti! Sapevate che il nome di questo vino è dovuto al dialetto Gallurese? Indica l’Est, ovvero il punto di Levante dove sorge il sole. 

Ci tengo però a consigliarvi un altro ottimo prodotto, ovvero un vermentino, il Vigna ‘Ngena di Capichera, che Cecilia mi ha fatto assaggiare giorni fa insieme alla Timballa ‘e latte. Vi assicuro che si sposano alla perfezione, grazie al suo profumo intenso di fiori d’arancio e iris, biancospino, e ginestra. Inoltre si presenta con un gusto molto fresco il cui finale fruttato è piacevolmente persistente. Non a caso oggi Capichera è considerata una delle migliori cantine della Gallura. 




Che altro dirvi amiche e mamme in padella? Io davvero vorrei poter non partire più. Ma una piccola parte di me sa che devo andare perché ho ancora dei magnifici posti da visitare, e altre amiche da andare a trovare, che già mi aspettano a braccia aperte e ricettario in mano! Il mio è sulla buona strada per diventare il ricettario più pazzo e vario dello stivale, ma perché ciò succeda è necessario che voi continuiate a darmi preziosi consigli e suggerirmi chicche e varianti, durante le mie pazze tappe in giro per lo stivale, come avete fatto fin’ora con tanto affetto.
Ora devo lasciarvi, ma per poco mie care e miei cari.
La prossima tappa sarà…….Anche questa volta una sorpresa! Ma so già che non vi deluderò.

A presto, la vostra mamma Italia.

mercoledì 27 agosto 2014

Timballa 'e Latte

Ciao a tutte voi, carissime amiche e mamme in padella!
Devo proprio ammetterlo…La Sardegna mi ha stregata e incantata, vorrei poter restare qui per sempre perché l’atmosfera magica che si respira non ha eguali.
Inoltre, avere sempre accanto la mia amica Cecilia che sta rendendo questa tappa sarda ancora più speciale, densa di allegria, tante risate ma soprattutto tanti sapori, odori e tradizioni, proprio come piace a me.
Sono sempre più contenta e soddisfatta, il mio ricettario si va arricchendo con piatti succulenti e particolari, ognuno dei quali mi fa viaggiare con la mente e con il corpo verso i luoghi che ne accolgono e custodiscono la tradizione, nei quali ho imparato a cucinarli e in cui ho trascorso momenti stupendi.
Oggi voglio assolutamente parlarvi del buonissimo dessert che Cecilia suole preparare ai suoi bambini ma che anche noi adulti possiamo gustare in tutta la sua bontà…E magari fare un salto indietro nel passato, quando da bambini anche noi aspettavamo impazienti il momento del “dolce” a fine pasto.
Quello di cui voglio parlarvi oggi è qui chiamato “Timballa ‘e latte” o, più semplicemente, flan di latte, la cui preparazione è estremamente semplice. 
Anch’esso è tipico della tradizione culinaria sarda e per sapore e forma ricorda molto il crème caramel, forse solo un po’ più delicato. Anche per questo motivo il flan di latte è un dessert che si presta bene per concludere in dolcezza un qualsivoglia pranzo, con grandi e piccini, e che non stanca mai.
Siete pronte per un’altra golosissima ricetta con cui deliziare occhi e palato? Benissimo. Passiamo subito a elencare ingredienti e procedimento.


Ingredienti
200 gr di zucchero
1 litro di latte (a vostra scelta se intero o scremato)
5 uova
La scorza grattugiata di un limone biologico
Decorazioni a piacere (io, come immaginerete, opto sempre per del cioccolato)


Ricetta: le fasi
Come prima cosa grattugiate la scorza di un limone biologico. Poi prendete un pentolino e, a fuoco lento, portate a bollore il latte a cui avrete aggiunto anche la scorza grattugiata del limone.
Nel frattempo, lavorate in una terrina le uova, lo zucchero e successivamente unite a tale composto il latte e la scorza ormai pronti. Per chi gradisse il sapore del caramello, Cecilia consiglia di far caramellare lo zucchero rimasto utilizzando un pentolino in cui andrà versato qualche cucchiaio d’acqua.
Appena lo zucchero avrà assunto un bel colore marroncino, togliete dal fuoco il pentolino e versate il caramello in degli appositi stampini da budino; ne esistono di tutte le forme e colori quindi a voi il piacere di scegliere come realizzare e presentare questo buonissimo dolce. Anche in questo caso avete la possibilità di optare per due varianti di formato: più stampini monoporzione, oppure uno stampo unico.
Cecilia mi diceva che usare gli stampini è sicuramente più pratico e comodo, anche perché essendo un dolce al cucchiaio, la cui consistenza è particolarmente morbida, è preferibile non usare forme troppo grandi per preservarne la stabilità, anche in termini di presentazione del piatto.
Dopo avere versato il caramello nel fondo degli stampini, aggiungete l’impasto di uova e latte preparato prima, e fateli cuocere in forno a bagnomaria, adagiandoli su di una teglia immersa in un po’ d’acqua, per circa un’ora, a 180 gradi.  Una piccola chicca di mamma Cecilia: per evitare che l’acqua della teglia evapori e bagni i flan, potete stendere dei fogli di giornale sul fondo della teglia.
Appena i vostri flan al latte saranno pronti, fateli raffreddare e riponeteli in frigo per qualche ora. Una volta raffreddati potrete sbizzarrirvi con la vostra creatività guarnendoli come più vi piace! Io che sono un’inguaribile amante del cioccolato, ho usato delle squisite praline di cioccolato, nello specifico le Bonet Praline con Amaretti della Brodato,
vi assicuro che il sapore del flan al latte si sposa meravigliosamente con quello degli amaretti e il risultato sarà incomparabile!
Se a gustare tale prelibatezza saranno solo adulti…Allora potrete insaporire maggiormente il vostro dolce aggiungendo al composto una spruzzata di rum o di marsala.

E con questa ricetta, posso salutarvi augurandovi tante golosità e ricordandovi che il mio viaggio in Sardegna non è ancora finito…Ho ancora un paio di dritte enogastronomiche da darvi e, come già sapete, il mio ricettario non si stanca mai di arricchirsi con nuove allettanti delizie! A presto!


La vostra mamma Italia.

martedì 26 agosto 2014

Panadas

Buondì mamme in padella!
Oggi dopo una splendida giornata passata al mare, godendo del meraviglioso panorama delle coste sarde, sono tornata a casa piuttosto rigenerata ma affamata. Per mia fortuna sono ospite da Cecilia che non mi delude mai, infatti oggi mi ha preparato un altro squisito piatto tipico di quest’isola, le “Panadas”, anche dette impanadas (che nella lingua sarda significa “palle”), ovvero delle tortine salate conosciute e preparate in tutta la Sardegna, sebbene non esista o quasi una ricetta univoca poiché di provincia in provincia si possono gustare in diverse varianti, tutte buonissime.
Ed è proprio per l’estrema versatilità di tale piatto che ho ben pensato di svelarvi la ricetta…Così potrete sbizzarrirvi nel cucinarle e deliziare i palati dei vostri cari!
Si dice che la ricetta delle panadas risalga addirittura all’età nuragica. Venivano generalmente consumate in occasione di alcune feste, come anche preparate e poi donate a persone di alto prestigio e rilevanza sociale come segno di rispetto. La loro fama le precede, tanto che in loro onore si organizzano persino varie sagre in giro per l’isola. Nella città di Oschiri ad esempio, luogo da sempre legato alla preparazione di tale succulento piatto, si è appena svolta la quattordicesima edizione di tale evento, e vi confesso che vi avrei partecipato volentieri perché amo le sagre e le belle tradizioni del nostro stupendo e ricco stivale.
Ma adesso passiamo alla ricetta delle panadas come mamma Cecilia insegna che, come vi ho già anticipato, è solo una delle possibili varianti di tale piatto. Quindi vi invito a dirmi la vostra al riguardo, il mio ricettario ve ne sarà grato!


Ingredienti

Per la pasta:
un po’ di sale
500 gr di farina
150 gr di strutto

Per il ripieno:
250 gr di carne di suino
250 gr di carne di agnello
Una cipolla grande
Uno spicchio d’aglio
Una bustina di zafferano
Del prezzemolo
Olio Extra-vergine di Oliva
Un pizzico di pepe
100 gr di pomodori secchi (Quelli de La MacinaLigure sono ottimi)
Olive a piacere


La ricetta: le fasi
Per prima cosa Cecilia mi ha consigliato di dedicarmi alla preparazione del ripieno delle tortine. Per fare ciò, tagliate a piccoli pezzi la carne di suino e di agnello, poi prendete un tegame abbastanza capiente e al suo interno fate soffriggere con l’olio d’oliva la cipolla e la carne a pezzi, fate rosolare per qualche minuto e poi aggiungete man mano gli altri ingredienti.
Appena il vostro profumatissimo ripieno sarà pronto, dovrà riposare per qualche minuto, facendo però attenzione che non si asciughi troppo (in tal caso durante la cottura aggiungete un po’ d’acqua al composto, ma non troppa mi raccomando).
Mentre il ripieno riposa potrete dedicarvi alla creazione delle tortine. Per prima cosa dovrete preparare l’impasto delle panadas. Sciogliete lo strutto a bagnomaria, dopodiché unitelo alla farina e lavorate il composto, aggiungendo un pizzico di sale, fino ad ottenere un panetto elastico, che dovrà poi riposare per circa 45 minuti.
Quando il panetto sarà pronto potrete finalmente dedicarvi alla realizzazione delle tortine. A tal proposito la scelta è vostra: potrete realizzare tante piccole panadas o farne una sola più grande utilizzando una tortiera. Cambierà la forma ma non il succulento risultato, questo ve lo assicuro!
Io vi spiegherò come realizzare più tortine di piccole dimensioni così come mi ha insegnato Cecilia. Stendete la pasta per bene aiutandovi con un mattarello e poi ritagliatevi tanti dischi sottili, aiutandovi con una tazza o un piattino. Cecilia per realizzare delle panadas dalla forma perfetta si aiuta con delle coppette, all’interno delle quali adagia un dischetto di pasta (riprendendo la forma della coppetta stessa) dove aggiunge poi il ripieno. A questo punto con un altro dischetto di pasta chiude la panada, come se questo fosse un coperchio, avendo cura di saldare bene i bordi arricciandoli verso l’interno. E così via per tutte le tortine che si vorranno realizzare.
Ora non resterà che disporre le varie panadas in una teglia e infornare il tutto per circa una mezzora a 180 gradi. Controllate che siano ben dorate e, a cottura ultimata, potrete sfornarle e gustarle sia calde che fredde, sono ottime in entrambi i casi!
Come sempre vi invito a usare ingredienti di qualità per le vostre ricette, perché è condizione essenziale al fine di realizzare un piatto gustoso e di sicuro effetto. Io, ad esempio, per il ripieno utilizzo i pomodorisecchi biologici La Macina Ligure dal sapore ricco e intenso. 

A questo punto, mie care mamme e amiche, lascio la parola anzi la padella a voi, ma non prima di augurarvi un buon pranzo ed un fantastico proseguo di giornata e vi ricordo che sia io che il mio ricettario siamo in attesa di conoscere le vostre varianti e le opinioni su questo delizioso piatto!


La vostra mamma Italia.

lunedì 25 agosto 2014

Culurgiones

Ben ritrovate amiche e mamme in padella!!!
Già da qualche giorno mi trovo nell’incantevole Sardegna, in un piccolo paesino in provincia di Oristano di nome Ghilarza, perché qui abita la mia carissima amica Cecilia con cui ho condiviso anni meravigliosi durante il periodo universitario. Sin dai tempi in cui eravamo coinquiline Cecilia mi deliziava con prelibati manicaretti tipici delle sue zone. Ora che siamo di nuovo insieme, ha ben pensato di arricchire il mio prezioso ricettario con tali leccornie, in ricordo dei bei tempi andati!
E come sempre io li consiglio a voi amiche e amici…Oltre che per la loro bontà, per la loro facilità di preparazione, che permetterà a tutti di cimentarsi, cuochi e non!
Il piatto che vado a presentarvi si chiama “Culurgiones”, ovvero dei ravioli sardi, e farà letteralmente leccare i baffi a tutti, in particolar modo agli amanti della pasta.
Tale piatto è originario della regione dell’Ogliastra (parte centro-orientale dell’isola) ma col tempo si è diffuso un po’ ovunque. Tradizione vuole che i culurgiones venissero preparati in occasione del giorno dei morti, il 2 di Novembre, preparazione che poi con il trascorrere del tempo si è estesa a qualsiasi periodo dell’anno, slegandoli da una ricorrenza in particolare.
Cecilia mi raccontava inoltre che tale piatto rappresentava un magico momento di raccolta familiare, di racconti e tradizione, con i bambini riuniti intorno alla tavola ad osservare la nonna intenta a pizzicare con le dita la pasta, facendo a gara tra di loro per chi avesse realizzato la forma più simile a quella di una spiga. Tale piatto, inoltre, è denso di riferimenti importanti e profondi, tanto da non esser considerato solo un semplice alimento, bensì un prezioso dono, un segno di stima e rispetto, la cui tipica forma rappresenta il simbolo del grano, per propiziare l’annata agraria della fine di agosto. Ma passiamo ora alla ricetta e sporchiamoci le manine come ci piace tanto fare! 



Ingredienti

Per la pasta:
300gr. di farina di semola di grano duro
un cucchiaio di sale
un litro di acqua

Per il ripieno:
pecorino fresco (ottimo quello dei Fratelli Pinna)
alcune foglie di menta
qualche spicchio di aglio
1Kg di patate rosse
olio extra vergine di oliva (anche per questo, ottimo quello dei Fratelli Pinna)

Per il condimento:
basilico fresco
sugo di pomodoro (a vostro piacere e palato)
pecorino fresco


Ricetta: le fasi
Cecilia mi ha spiegato che per prima cosa è opportuno dedicarsi al ripieno dei nostri deliziosi culurgiones. Per fare ciò, mettete a bollire le patate rosse con ancora la buccia in abbondante acqua calda. Una volte cotte, toglietele dal fuoco, sbucciatele e poi schiacciatele dentro una terrina come se steste preparando una purea, aiutandovi con uno schiacciapatate.
Dopodiché unite al composto il pecorino, poco per volta, e lo stesso fatelo con gli altri ingredienti, ovvero l’aglio tritato, la menta e l’olio extra-vergine d’oliva, avendo cura di amalgamare il tutto fino ad ottenere un impasto denso e profumato che dovrete lasciare riposare per almeno dieci minuti.
Mentre il ripieno riposa, potrete dedicarvi alla preparazione della pasta. E anche stavolta…È arrivato il momento che tanto aspettavo: farvi impiastricciare ben benino le mani! Pronte? Bene!
Cominciate lavorando la farina con l’acqua ed il sale, finché non avrete ottenuto un impasto elastico che dovrete successivamente stendere con un mattarello per stirarlo a dovere. Una volta spianata così la pasta, ricavate dei dischetti del diametro di circa 10 cm ciascuno (a tal proposito vi svelerò una piccola chicca rubata a Cecilia…Per ottenere dei dischetti perfetti lei si aiuta facendo pressione sulla pasta con una tazza da latte, che generalmente ha la dimensione indicata!).
Quando tutti i dischetti saranno realizzati, potrete provvedere a riporre sopra la metà di ognuno di essi un po’ del ripieno precedentemente preparato. Chiudete i dischetti con la metà rimasta libera e cominciate a punzecchiare il raviolo così ottenuto con una forchetta o con le dita, in corrispondenza delle estremità, fino ad ottenere la citata forma di spiga.
Ora che i ravioli sono tutti belli e pronti, potrete cuocerli in abbondante acqua salata (a piacere) per circa cinque minuti. Una volta terminata la cottura, condite con del sugo di pomodoro semplice, del basilico fresco e abbondante pecorino anche questo preferibilmente fresco. 

Io per la preparazione dei miei culurgiones ho utilizzato il pecorino dei Fratelli Pinna, davvero ottimo e gustoso. Stessa cosa per l’olio di oliva, che ho consigliato anche a Cecilia e che, come me, ha trovato straordinario, ovvero l’olio extra-vergine di oliva “Antichi Uliveti del Prato” del medesimo frantoio dei F.lli Pinna.

A questo punto non mi resta che augurarvi buon pranzo! Io già non vedo l’ora di svelarvi il prossimo piatto che andrà a impreziosire il mio sempre più ricco e goloso ricettario.
Restiamo in contatto, mamme in padella. Le tradizioni dello stivale non finiscono qui!


La vostra mamma Italia.